Conosci il tuo corpo: il ruolo dell'ormone estrogeno nella salute femminile

Dott.ssa Silvia Accornero - Specialista Pausetiv
Salute
November 12, 2025

Gli estrogeni sono ormoni steroidei che svolgono numerose funzioni nel corpo femminile, non esclusivamente «essenziali» in senso assoluto, ma certamente importanti in molti tessuti. Regolano il ciclo mestruale, ma la loro funzione va ben oltre: partecipano al corretto funzionamento di ossa, cuore, cervello, metabolismo e tessuti muscolari.

Durante la perimenopausa e la menopausa, la loro progressiva diminuzione può provocare cambiamenti visibili e meno visibili, che incidono sulla qualità della vita. Comprendere come agiscono e quali funzioni svolgono aiuta a interpretare meglio ciò che accade al corpo in questa fase di transizione.

Che cosa sono gli estrogeni e perché sono così importanti

Nelle donne in età fertile, gli estrogeni sono prodotti principalmente dalle ovaie. Dopo la menopausa, la produzione ovarica si riduce drasticamente e gli estrogeni derivano in gran parte dalla conversione periferica di androgeni nel tessuto adiposo, con un contributo minore da parte delle ghiandole surrenali. Tra le diverse forme di estrogeni (estradiolo, estrone, estriolo), l’estradiolo (E2) è la forma più attiva biologicamente nel periodo fertile. 

Gli estrogeni agiscono legandosi ai recettori specifici (ERα e ERβ), distribuiti in numerosi tessuti dell’organismo, tra cui osso, muscolo, cuore, vasi sanguigni e cervello. Attraverso questa interazione modulano l’attività dei geni coinvolti in molte funzioni cellulari. In questo modo, contribuiscono a mantenere le ossa robuste, a preservare la massa muscolare, a proteggere il sistema cardiovascolare da eventi come infarti e ictus, e a sostenere le funzioni cognitive e l’equilibrio dell’umore

Quando i livelli di estrogeni si abbassano, come accade in menopausa, questa rete di comunicazione si indebolisce. Il corpo può allora manifestare una serie di sintomi, come vampate, sonno irregolare, variazioni di peso, stanchezza o difficoltà di concentrazione. Questi segnali non sono solo fastidi passeggeri: rappresentano la risposta fisiologica a un cambiamento ormonale profondo.

Come gli estrogeni influenzano i diversi sistemi del corpo

Salute delle ossa e dei muscoli

Gli estrogeni contribuiscono a mantenere la massa ossea regolando il rimodellamento osseo: inibiscono l’osteoclastogenesi via diminuzione di RANKL e aumento di OPG, e promuovono l’osteogenesi attraverso la via Wnt/β-catenina. La loro carenza accelera la perdita di densità minerale ossea e incrementa il rischio di frattura.

La riduzione degli estrogeni può concorrere a una diminuzione della massa muscolare (sarcopenia) e a una modifica del profilo della distribuzione del grasso corporeo (aumento del grasso viscerale); tuttavia, la relazione precisa con la massa muscolare e il metabolismo è meno chiaramente definita rispetto all’osso.

Sistema cardiovascolare

Gli estrogeni esercitano effetti a livello vascolare e lipidico: promuovono la vasodilatazione (ad esempio tramite aumento di NO), possono ridurre la rigidità arteriosa e influenzare il profilo lipidico; tuttavia, l’effetto «protettivo» sulla malattia cardiovascolare non è confermato in tutte le condizioni cliniche. Una revisione su Maturitas (2024) segnala che il rischio cardiovascolare aumenta nei primi anni post-menopausa, sebbene non sia possibile attribuire esclusivamente il cambiamento al calo degli estrogeni. È più corretto considerare un insieme di fattori metabolici, ormonali e di età.

Cervello e funzioni cognitive

Nel cervello, gli estrogeni esercitano un’azione complessa su diversi livelli: favoriscono la plasticità sinaptica, regolano la crescita e la sopravvivenza neuronale, e modulano l’attività di neurotrasmettitori chiave come serotonina, dopamina e acetilcolina. Questi meccanismi concorrono a sostenere funzioni cognitive come memoria, attenzione e velocità di elaborazione, oltre a influenzare il tono dell’umore. Quando i livelli di estrogeni si riducono, come accade nella transizione menopausale, molte donne sperimentano disturbi come difficoltà di concentrazione, rallentamento mentale (la cosiddetta “nebbia mentale”), sbalzi d’umore, irritabilità e aumento della vulnerabilità a sintomi ansiosi o depressivi. Le ricerche più recenti, tra cui studi pubblicati su Frontiers in Neuroscience (2024), confermano il ruolo dell’estradiolo nel mantenimento della plasticità cerebrale e della funzione cognitiva. Tuttavia, nonostante questi dati promettenti, gli studi clinici controllati non hanno ancora dimostrato in modo definitivo un beneficio della terapia ormonale sulla prevenzione del declino cognitivo, motivo per cui essa non è attualmente raccomandata a tale scopo in assenza di altri disturbi associati.

Metabolismo ed energia

Gli estrogeni influenzano la gestione del peso e la distribuzione del grasso corporeo. Regolano l’utilizzo del glucosio e la sensibilità all’insulina, fattori chiave per la salute metabolica.

La riduzione degli estrogeni è associata a cambiamenti della composizione corporea (aumento del grasso viscerale) e potenzialmente a modifiche del metabolismo energetico; tuttavia, il rapporto causale diretto con il rallentamento metabolico resta da definire. Una ricerca pubblicata su Nature Metabolism (2023) ha indicato una possibile associazione tra carenza estrogenica e riduzione dell’attività mitocondriale in modelli sperimentali; tuttavia, l’implicazione clinica rispetto a stanchezza e performance fisica in popolazioni umane richiede ulteriori conferme

Apparato urogenitale

Negli organi genito-urinari, gli estrogeni contribuiscono al mantenimento della mucosa vaginale, uretrale e vescicale (elasticità, vascolarizzazione, idratazione) attraverso recettori estrogenici presenti in questi tessuti.
Quando i livelli si abbassano, i tessuti diventano più sottili e meno lubrificati, favorendo secchezza, irritazione e dolore nei rapporti sessuali. 

Questo quadro, definito Sindrome genito-urinaria della menopausa (GSM), può manifestarsi con secchezza vaginale, irritazione, dispareunia, sintomi urinari irritativi e aumentata sensibilità alle infezioni urinarie. Secondo le raccomandazioni dell’EMAS, la terapia estrogenica locale è da considerare come prima scelta per la gestione della GSM, in assenza di controindicazioni; essa va valutata in un contesto clinico individualizzato.

Cosa accade quando gli estrogeni diminuiscono

Il calo degli estrogeni interessa tutto l’organismo. Tra le conseguenze più comuni abbiamo la perdita di massa ossea e muscolare, il rallentamento del metabolismo e conseguenti variazioni di peso e redistribuzione del grasso, un peggioramento del profilo lipidico. Anche i disturbi del sonno e dell’umore, le alterazioni della memoria e della concentrazione e la secchezza e disagio a livello genito-urinario dipendono da questo calo.

Questi effetti possono variare da persona a persona, ma rappresentano un adattamento naturale del corpo alla nuova fase ormonale.

Strategie per tutelare la salute ormonale
Terapia ormonale sostitutiva (TOS)

La TOS può alleviare i sintomi della menopausa e prevenire complicanze legate alla carenza di estrogeni, come osteoporosi e disturbi vasomotori.

Secondo la NAMS (2024), la terapia ormonale può essere più favorevole se iniziata entro circa 10 anni dalla menopausa o prima dei 60 anni, e deve essere personalizzata in funzione dell’età, del tempo trascorso dalla menopausa, del profilo di rischio vascolare e oncologico
La scelta della dose e della via di somministrazione (orale, transdermica o vaginale) deve essere sempre concordata con un medico esperto.

Approcci non ormonali

Quando la terapia ormonale non è indicata o non è desiderata, esistono alternative supportate dalla ricerca:

  • dieta mediterranea ricca di fibre, verdure e grassi buoni
  • attività fisica regolare, con esercizi di forza e resistenza
  • integrazione di calcio, vitamina D e proteine di qualità
  • tecniche di gestione dello stress, come mindfulness o yoga
  • utilizzo di trattamenti locali per la GSM
  • farmaci non ormonali per il trattamento dei sintomi, dell’osteoporosi, prevenzione cardiovascolare e metabolica.

Un approccio integrato che unisce stili di vita sani e, se necessario, supporto medico mirato, può migliorare il benessere generale e ridurre i sintomi.

Quando rivolgersi al medico

È opportuno consultare una specialista (ginecologa o endocrinologa) se i sintomi della menopausa interferiscono significativamente con la qualità della vita, al fine di definire un piano personalizzato che comprenda la valutazione ormonale, esami di laboratorio e l’individuazione delle strategie terapeutiche più adeguate.

Il confronto medico, però, non dovrebbe limitarsi al solo trattamento dei sintomi: la menopausa rappresenta un momento chiave per attuare una medicina preventiva mirata. La riduzione degli estrogeni, infatti, espone progressivamente a un aumento del rischio di osteoporosi con fratture, malattie cardiovascolari, deterioramento cognitivo e declino muscolare. Una presa in carico tempestiva consente non solo di migliorare il benessere attuale, ma anche di pianificare interventi efficaci per proteggere ossa, cuore, memoria e tono dell’umore, rallentando complessivamente alcuni dei processi fisiologici dell’invecchiamento.

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